DISLESSIA KO podcast - 4 Leggo ma non capisco
Quando gli occhi decodificano ma il cervello non comprende: il ruolo del riconoscimento visivo per una lettura fluente
Questa è la trascrizione della quarta puntata della serie DislessiaKO del pdocast Pedagogia Flessibile.
Puoi ascoltare l'episodio su Spotify o continuare nella lettura.
Quante volte con una sola occhiata ti capita di cogliere il significato di una scritta, come ad esempio un cartello stradale o un’istruzione su un libretto?
E quante altre invece ti scopri a leggere e rileggere le stesse righe con la sgradevole sensazione che il significato delle parole ti stia sfuggendo?
L’occhio vede, le parole vengono pronunciate, le orecchie ascoltano ma il cervello non collabora.
Ecco: siamo nel territorio misterioso e affascinante del riconoscimento visivo delle parole.
Come avviene il riconoscimento delle lettere
Quando vediamo una parola è come se vedessimo un viso.
Qualcuno ci è molto familiare, e appena lo vediamo lo riconosciamo anche se lo vediamo di spalle o addirittura ne intravediamo solo una posa o un dettaglio, sappiamo dirne il nome e potremmo raccontare diverse storie, aneddoti o ricordi che lo riguardano.
Altre persone sono meno conosciute o abbiamo per loro un rapporto emotivo neutro, e se non le riconosciamo subito le osserviamo, cerchiamo di ricordare dove le abbiamo viste e ci chiediamo “Ma chi è?!”
Con le parole accade lo stesso.
Quando leggiamo fluentemente, è perché non abbiamo bisogno di leggere lettera per lettera. Riconosciamo la parola come un tutto visivo. La parola “casa”, per esempio, sarà “C-A-S-A” solo per le prime letture, ma presto il nostro cervello la riconoscerà prima in sillabe, soprattutto se qualcuno avrà avuto l’accortezza di scandirle (ca-sa), e subito dopo come un blocco unico.
Ma se questo meccanismo non si è ancora attivato, anche le parole semplici saranno ognuna una montagna da scalare per colpa di una lettura lenta, faticosa e frustrante.
E soprattutto, molte parole non avranno significato.
E’ il cervello che legge
Nel cervello esiste un’area chiamata proprio area visiva della forma delle parole (Visual Word Form Area, o VWFA). È situata nel lobo temporale sinistro e si attiva quando vediamo parole scritte.
Ma non è un’area che esiste già alla nascita: si forma con l’esperienza, con l’allenamento, con l’esposizione. È come una biblioteca interna dove ogni parola deve essere catalogata.
Ma per farlo, quella parola deve essere: vista più volte, preferibilmente in un contesto che aiuti la comprensione del significato associata a un suono, soprattutto se non c’è una corrispondenza fonologica precisa e la parola si scrive diversamente da come si pronuncia collegata a un significato, in modo da associare contenitore e contenuto considerata utile: la motivazione ad apprendere è il motore che porta le persone a imparare i rudimenti di una lingua in pochissime settimane o a non padroneggiarla dopo anni di scuola.
Cosa blocca il processo di riconoscimento?
Una lettura troppo tecnica può far concentrare troppo sulla correttezza fonologica e far perdere di vista il significato. Una pressione eccessiva quasi sempre si accompagna alla paura di sbagliare, e se non sono sicuro che le mie scelte o le mie azioni siano giuste il cervello entra in modalità difesa e memorizza solo ciò che è prioritario.
La noia è la peggior nemica: se le parole non mi dicono molto non lasceranno traccia nei miei ricordi.
Un test veloce che puoi fare anche subito
Prendi 5 parole comuni (es. sole, mela, casa, pane, albero).
Mostrale una alla volta per 2 secondi, poi fai qualche domanda.
Ad esempio: “Qual era la seconda parola?” “C’era la parola pane?”
Se la risposta arriva con sicurezza, la forma visiva si è già attivata.
Se invece risponderà ripetendo lettera per lettera o ci sentiremo dire “non ricordo” allora potrebbe essere utile allenare il riconoscimento simbolico.
Attività pratiche
1. Parole-amiche
Obiettivo: costruire la memoria visiva delle parole fissando nella mente la forma della parola come un’immagine globale.
Scegli 10 parole molto familiari.
Scrivile su biglietti.
Mostrale una alla volta per 2 secondi.
Poi chiedi di ripeterle tutte o di indicarne qualcuna che era nell'elenco.
Ripeti il gioco ogni giorno, cambiando l’ordine.
2. La parola misteriosa
Obiettivo: allenare la velocità del riconoscimento visivo.
Scrivi una parola su un foglio
Coprila con un altro foglio e sollevalo per solo un secondo.
Chiedi di indovinare la parola.
Se non riesce, mostrala ancora, per mezzo secondo in più.
Poi ancora, finché non la indovina.
3. Le parole colorate
Obiettivo: coinvolgere visivo, motorio e associativo per potenziare il riconoscimento.
Stampa parole in colori diversi, ma sempre con lo stesso carattere (meglio maiuscolo, tipo Arial). Il colore aiuta la memoria visiva a costruire associazioni neurali stabili.
Abbina ogni parola a un gesto o a un disegno.
Cosa osservare nella vita quotidiana
Ci sono scritte intorno a noi: insegne, libri, etichette, cartelloni.
Coinvolgere nella lettura visiva senza richiedere performance è fondamentale.
Chiedere “che parola c’è lì?” puntando con naturalezza a una scritta è un gesto semplice, ma potente.
Come muoversi, quando serve aiuto.
Se dopo mesi di scuola, un bimbo legge ancora sillabando e non riconosce nemmeno le parole più comuni, è il momento di: osservare meglio, ridurre la pressione, attivare un percorso educativo mirato, senza bisogno di etichette, ma con la consapevolezza che la lettura si può e si deve potenziare.
Puoi ascoltare questa puntata su Spotify o andare su dislessiako.it per trovare un percorso gioco gratuito con cui potenziare il lavoro sul riconoscimento globale delle parole.
Tutto è pensato per essere semplice, immediato, utile.