DISLESSIA KO podcast - 9 La fatica di leggere
Non solo svogliatezza: capire lo sforzo nascosto dietro le difficoltà di lettura
Oggi in questo nono episodio di Dislessia KO ti parlerò di quanto possa essere faticoso leggere: la fatica reale, intensa e spesso invisibile che accompagna chi ha difficoltà nella lettura. Una fatica che troppo spesso viene sottovalutata, confusa con pigrizia, distrazione o mancanza di motivazione.
Eppure leggere, per molti bambini e ragazzi, richiede uno sforzo simile a una scalata: continua, piena di ostacoli, e senza la certezza di una vetta.
Pensa a quanto sia demoralizzante intraprendere un lavoro senza la sicurezza di riuscire al termine, e immagina quanto possa essere ancora più frustrante farlo sapendo che puoi sbagliare ad ogni passo. Comprendere questa fatica è un passo necessario per poter offrire aiuto reale ed efficace.
Non solo parole: la lettura come sforzo complesso
La lettura non è un gesto semplice. Non è solo decodificare lettere. Richiede ad esempio coordinazione tra occhi e cervello, coinvolgimento motorio, regolazione emotiva, capacità di anticipazione, memoria di lavoro, controllo posturale. E non sempre tutto questo è a disposizione.
Quando un bambino fatica a leggere, può accadere che:
- il corpo si irrigidisca la testa si muova per seguire il testo
- il respiro si blocchi
- gli occhi perdano la riga
- la voce si inceppi
Sono segnali corporei che parlano. Ma noi adulti, spesso, li ignoriamo.
Come scrive Daniel Siegel, professore di psichiatria e autore di "Mindsight":
"Il corpo è la mappa su cui si iscrive l’esperienza della mente.
E ogni apprendimento è inscritto in quella mappa."
Fatica invisibile: l'impegno che non si vede
Chi guarda un bambino che legge, vede solo il risultato.
Se va tutto bene si può osservare fluidità, facilità, comprensione, soddisfazione.
E serenità.
Ma quando la lettura è lenta, esitante, magari scorretta, si ascolta il risultato ma non si può vedere nella sua interezza la lotta interiore.
La paura di sbagliare.
Il confronto con i compagni.
Il senso di vergogna.
Il pensiero di non essere abbastanza.
La realizzazione di non aver capito.
La frustrazione per aver deluso insegnanti e genitori.
Questo carico emotivo va a incidere direttamente sull’efficienza cognitiva: le emozioni non sono accessorie, ma determinanti nella qualità delle risposte cognitive. Quindi quando si legge con ansia o sotto giudizio, la comprensione diminuisce. Questa fatica ha effetti a cascata. Giusto per citarne le più evidenti:
- perdita della motivazione
- difficoltà scolastiche generalizzate
- calo dell’autostima
- rifiuto della lettura
Corpo e testo: il legame da ritrovare
Nelle puntate precedenti (Episodio 2: Per leggere, non leggere; Episodio 5: Occhio al testo) abbiamo visto come la lettura coinvolga il corpo: gli occhi, il respiro, la postura. Ritrovare il legame tra corpo e testo permette di sciogliere alcune fatiche.
Ad esempio:
- se un bambino si agita, forse ha bisogno di scaricare energie prima di leggere
- se si blocca, forse il testo è troppo complesso
- se sussurra, forse ha paura di essere sentito
Intervenire in modo educativo significa osservare questi segnali, non punirli e accoglierli come indicatori, non come fallimenti.
Attività pratiche: come aiutare chi fa fatica
1. Leggere con le mani
Invita il bambino a seguire il testo con il dito o con un righello.
Obiettivo: Aiuta a mantenere la direzione e alleggerisce lo sforzo oculare.
2. Pausa e respiro
Dopo ogni frase o periodo, inserisci una pausa per respirare profondamente.
Obiettivo: Favorisce la comprensione e la regolazione emotiva.
3. Testi facilitati
Usa font ad alta leggibilità, spaziature ampie, frasi brevi.
Obiettivo: L’accessibilità grafica è un atto pedagogico di cura.
Quando qualcosa non va: segnali di attenzione
Ecco alcuni comportamenti da considerare come segnali di allerta:
- il bambino evita la lettura
- manifesta disagio somatico (mal di pancia, mal di testa)
- si distrae facilmente
- si arrabbia se sollecitato
Sono segnali che richiedono ascolto per comprenderne le cause e poter intervenire con uno sguardo allargato, senza intervenire sui sintomi ma agendo alla base. In questi casi, può essere utile una valutazione pedagogica clinica per comprendere le radici della fatica e attivare un percorso mirato che potrebbe anche risolversi in alcune pratiche da attivare a casa o a scuola. Se si tratta di difficoltà con base motoria invece potrebbe essere più adatto un colloquio con uno psicomotoricista funzionale, che potrà individuare gli elementi carenti o mancanti e intervenire per un ripristino efficace. Solitamente i bambini in difficoltà non vedono l’ora di essere parte attiva nel loro percorso, e quando vedono una via d’uscita sono i primi a lavorare sodo per seguirla.
Riflessione finale: la fatica va riconosciuta
In conclusione: è importante riconoscere la fatica per dignità all’impegno di chi, ogni giorno, prova ad affrontare un mondo scritto che non gli è amico. Significa smettere di dire: "Devi solo impegnarti di più" e iniziare a dire: "Sei già bravissimo, vediamo insieme cosa può aiutarti a fare meglio".
O a fare in modo più facile.
O a capire di più.
Come sosteneva Howard Gardner: "Essere intelligenti non significa andare bene a scuola, ma saper trovare strategie adeguate alle proprie caratteristiche per affrontare la vita."
Visita www.dislessiako.it e scarica gratuitamente le schede per l’osservazione della lettura e il kit per l’allenamento multisensoriale.
Puoi anche ascoltare le altre puntate del podcast o prenotare una consulenza individuale o scoprire il percorso completo Leggiochiamo per accompagnare chi legge con fatica a farlo con piacere e fiducia.